Ortoressia Nervosa

 

ll termine ortoressia viene utilizzato per descrivere una patologia caratterizzata dall’ossessione patologica riguardo al consumo di cibi sani e naturali, ritenuti dalla persona cibi “puri”. Il soggetto presenta quindi un’eccessiva attenzione posta alle proprie scelte alimentari, in termini di iperselettività dei cibi scelti da ingerire e frequenti condotte di evitamento di molti alimenti considerati poco salutari. Questo atteggiamento, che spesso all’inizio si presenta come una semplice buona condotta alimentare associata a uno stile di vita sano, diviene poi talmente intenso da compromettere significativamente la vita lavorativa, sociale e sentimentale della persona. Diventa spesso infatti impossibile andare al ristorante o accettare un invito a cena da amici e con il passare del tempo la gamma alimentare diviene sempre più ristretta e la qualità del cibo arriva ad essere più importante di ogni altra cosa, minando il funzionamento globale ed il benessere dell’individuo.

La persona che soffre di ortoressia vive un profondo terrore di entrare in contatto e di ingerire cibi “contaminati” e spesso tale paura viene gestita attraverso modalità simili a quelle di un disturbo ossessivo-compulsivo, ovvero con un pensiero ossessivo riguardante i cibi che si consumeranno durante la giornata e con comportamenti compulsivi volti a ridurre il possibile rischio di “contaminazione”.

 

Nel DSM-V, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tale condizione clinica viene fatta rientrare nel capitolo: “Disturbo Evitante/Restrittivo dell’assunzione di cibo.” Spesso può essere riconosciuta attraverso i seguenti comportamenti:

  • Necessità di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero);
  • Tentativo di evitare i cibi ritenuti dannosi;
  • Forte preoccupazione al pensiero di cosa mangiare, con conseguente pianificazione dei pasti con diversi giorni di anticipo;
  • Impiego di una grande quantità di tempo nella ricerca e nell’acquisto degli alimenti a scapito di altre attività;
  • Preparazione del cibo secondo procedure particolari ritenute esenti da rischi per la salute (ad es. cottura particolare dei cibi o utilizzo di un certo tipo di stoviglie);
  • sentimenti di soddisfazione e autostima oppure di colpa e forte disagio a seconda dell’avere o meno rispettato le regole auto-imposte.