DIECI DOMANDE SUI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Il Dottor Mendolicchio risponde

 

  1. Quali sono i disturbi del comportamento alimentare?

Si parla di disturbi del comportamento alimentare quando ci si trova davanti ad una malattia, una malattia che intacca sia la mente che il corpo, che altera il comportamento alimentare o in senso restrittivo digiunando ed ipercontrollando ciò che si mangia oppure orientato all’abbuffata, caratterizzata dalla perdita di controllo di ciò che si mangia.

I disturbi alimentari vengono riconosciuti con diverse malattie, la più nota delle quali è l’anoressia, caratterizzata da un’estrema malnutrizione ed un’estrema magrezza. Poi c’è la bulimia, che invece è un disturbo subdolo perché potrebbe non avere dei segni esterni che in qualche modo la definiscano, molte donne che soffrono di bulimia sono normopeso infatti. La bulimia è contraddistinta dalla presenza di crisi di abbuffata nelle quali la persona mangia in modo disregolato e poi manifesta dei comportamenti di compensazione: il vomito, che è quello più noto, ma può manifestarsi anche l’iperattività e l’utilizzo di lassativi o di diuretici.

Il disturbo d’alimentazione incontrollata che è una patologia che riguarda la metà della popolazione dei pazienti gravemente obesi, sono i cosiddetti mangiatori compulsivi. Queste ultime non sono le persone che mangiano di più e che diventano obese perché mangiano di più ma hanno delle vere e proprie crisi di fame definite abbuffate senza compenso. Esistono altri disturbi alimentari meno noti ma altrettanto importanti come l’ortoressia, caratterizzata dal fatto che il paziente ha un’ossessione per il cibo sano o per una particolare modalità di alimentazione; i pazienti ortoressici possono prediligere per esempio la modalità di scelta del cibo utilizzando i colori: il lunedì mangiano i cibi di un solo colore, il martedì di un altro colore e questa è una caratteristica peculiare dell’ortoressia. Esiste poi la vigoressia, che è la forma di anoressia che riguarda il sesso maschile che al contrario dell’anoressia classica non presenta l’ossessione per la magrezza ma per il corpo muscoloso. Rientrano in questa categoria, tutti quei ragazzi che purtroppo non utilizzano la palestra come strumento di benessere ma come modalità per perseguire questo ideale di bellezza attraverso il corpo muscoloso.

L’ultimo disturbo alimentare, che non va sottovalutato e che colpisce soprattutto i bambini ed i pazienti in età prepubere è il disturbo evitante-restrittivo, presente in quei bambini che hanno paura del cibo e non mangiano perché temono di restare soffocati o perché pensano di star male dopo aver mangiato. In questa categoria rientra anche l’anoressia del lattante che è quel quadro molto particolare e anche molto gravoso dove il bambino sembra non avere interesse al nutrimento e al cibo.

  1. Quali sono le cause?

I disturbi alimentari dipendono da tantissimi fattori. In realtà ad oggi non sono ben chiare le ragioni e le situazioni che determinano un disturbo alimentare, sicuramente sappiamo che è una malattia che colpisce una popolazione che afferisce a determinati contesti socioculturali. È una patologia che si trova nel mondo sviluppato e non in quello in via di sviluppo, tanto è vero che i ricercatori la definiscono una patologia culturale. Sappiamo che il disturbo alimentare spesso esordisce dopo un trauma.

Nelle storie dei ragazzi e delle ragazze che hanno un disturbo alimentare spesso ritroviamo un lutto, un sopruso, un abuso, esperienze di bullismo. Le persone che sviluppano un disturbo alimentare spesso lo fanno secondariamente ad un trauma subito e spesso il disturbo alimentare diventa un tentativo di ricucitura rispetto a questo trauma. A volte un disturbo alimentare esordisce perché qualcosa nell’equilibrio psico-fisico del paziente cambia, spesso l’esordio del disturbo psicosomatico precede l’esordio di un disturbo del comportamento alimentare, i pazienti che hanno patologie infiammatorie intestinali o patologie disfunzionali del tratto gastroenterico sono maggiormente candidate a sviluppare un disturbo del comportamento alimentare. Questo per sottolineare che non c’è una sola causa ma bisogna iniziare ad indagare, quando ci si trova di fronte ad una persona che può avere un disturbo del comportamento alimentare, una serie di situazioni che possono aver concorso nella genesi di questa patologia.

  1. Quali effetti hanno questi disturbi sul corpo dei pazienti?

I disturbi alimentari sono caratteristici e tra l’altro sono patologie impegnative proprio per questo motivo: lasciano un segno molto importante sia sulla sfera psichica che sul corpo delle persone che subiscono questa malattia. La grave malnutrizione è una condizione metabolica di grande importanza che può dare diverse problematiche. Ad esempio, negli adolescenti o nei preadolescenti essa blocca l’accrescimento di questi pazienti, per cui tutta la parte dello sviluppo sessuale, osseo, muscolare, metabolico si congela e questa è una delle complicanze più pericolose che si può riscontrare nei disturbi alimentari in età evolutiva ed in età pediatrica. Anche nelle persone adulte ci possono essere patologie secondarie che riguardano la funzionalità cardiaca, la capacità di assorbimento intestinale, il metabolismo osseo, sappiamo bene che le malnutrizioni protratte per tanto tempo possono dare problemi di osteopenia o di osteoporosi.

Allo stesso modo, l’iperalimentazione o la malnutrizione per eccesso nel caso della bulimia o del disturbo d’alimentazione incontrollato, può dare tutta una serie di problematiche gastrointestinali, di alterazioni metaboliche rispetto ai fattori di rischio cardiovascolari. Per cui non vanno assolutamente sottovalutati gli effetti sul corpo di queste patologie, così come non bisogna sottovalutare gli effetti che queste patologie hanno sull’equilibrio psicologico di queste persone.

  1. Come si riconoscono i sintomi di un disturbo alimentare?

I disturbi alimentari spesso esordiscono con modalità molto subdole, i genitori spesso ci raccontano che hanno fatto fatica a riconoscere la presenza dell’anoressia o della bulimia nei loro figli.

Bisogna avere un occhio sensibile, bisogna soprattutto notare quando un figlio inizia ad alterare le proprie abitudini alimentari ed accanto a questa alterazione inizia a modificare la sua modalità di stare al mondo, perché magari socializza meno, perché è più attento ai voti a scuola, è più svogliato/a o perché magari è un po’ più triste.

Quando c’è un cambiamento nelle abitudini alimentari, un cambiamento del peso che è uno dei campanelli di allarme, uno ma non l’unico, accanto a questo ci si trova di fronte a cambiamenti emotivi allora bisogna essere coraggiosi, attenti e bisogna richiedere il consulto di uno specialista del settore.

  1. Come intervenire da genitore, insegnante o amico?

È fondamentale che il mondo degli adulti abbia le competenze e la capacità di approcciarsi a questo tipo di problematica. Spesso i genitori ma anche gli insegnanti, oppure gli amici, fanno fatica a capire come interloquire con un ragazzo o una ragazza che ha un disturbo del comportamento alimentare.

Il primo grande messaggio che bisognerebbe condividere è quello di avere coraggio e di non avere timore o vergogna rispetto alla possibilità di dare un supporto o di fare intendere che il genitore sappia che il proprio figlio ha un disturbo del comportamento alimentare, bisogna parlare non spaventandosi e non mettendosi in una posizione di giudizio rispetto alle persone che hanno questo tipo di sofferenza, l’ascolto e l’ascolto empatico hanno un valore fondamentale.

Nel momento in cui si apre un canale di comunicazione tra genitori e figli, tra docenti e discenti, tra amici e persone che hanno un disturbo del comportamento alimentare, l’altro grande messaggio è che chi sta dall’altra parte deve dire, intendere e far capire che vuole sostenere la sofferenza delle persone che hanno un disturbo del comportamento alimentare, facilitare il contatto con i sanitari, poter parlare di quella sofferenza è un passaggio fondamentale perché facilità il contatto delle persone che hanno la patologia con i percorsi di cura e prima ci si cura più facile sarà la guarigione.

  1. Si può guarire da un disturbo del comportamento alimentare?

I disturbi alimentari sono tra le patologie che riguardano la salute mentale con la più alta percentuale di guarigione, molti studi nordeuropei definiscono l’anoressia come la patologia che può guarire al 75% di possibilità e questa è una cifra elevatissima.

Un fattore fondamentale è il tempo di diagnosi, prima si fa la diagnosi più facilmente si accederà alla guarigione e riusciremo a curare meglio i nostri pazienti.

L’altro grande fattore è il coinvolgimento delle famiglie, del mondo e del contesto del paziente. Più facciamo un intervento non solo sul paziente ma anche sulle famiglie o interventi preventivi ed educativi nelle scuole, più facile sarà raggiungere l’obiettivo.

  1. A chi bisogna rivolgersi per affrontare un percorso di cura?

Il centro auxologico può intercettare una domanda di cura per disturbi alimentari soprattutto attraverso i presidi ambulatoriali per cui quello di Pioltello, quello del San Luca a Milano, quello di Meda in Brianza e anche Villa Caramora a Verbania. In questi è presente un équipe multidisciplinare pronta ad intercettare questa richiesta di cura, ci sarà una prima valutazione fatta presso queste sedi ambulatoriali e da lì in poi l’équipe proporrà, dopo aver capito quali sono i bisogni di cura del paziente, il percorso più idoneo per ogni paziente che afferirà ai servizi.

  1. Come si svolge la diagnosi?

La diagnosi è un atto medico che dovrebbe prevedere i due grandi attori della cura dei disturbi del comportamento alimentare: la parte psichiatrica che deve in qualche modo cercare di cogliere gli aspetti sintomatici della parte psicologica e psicopatologica del paziente; la parte internista, metabolica, nutrizionale, che deve cogliere gli aspetti alterati che riguardano tutta la questione dell’approccio al cibo e dell’intake calorico giornaliero. Ci sarà un primo momento in cui queste due figure mediche possono visitare il paziente, confrontarsi e formulare una diagnosi.

Da lì in poi ci sarà un iter ancora più dettagliato che prevedrà la figura dello psicologo con la somministrazione di alcuni test per entrare nel dettaglio degli aspetti psicologici, dal momento che sono presenti tutta una serie di questioni riguardanti l’ossessività, la fobia, il ritiro sociale che vanno compresi dal punto di vista psicologico. Poi c’è la parte più nutrizionale e dietologica con una disamina del comportamento alimentare nel pratico, il vissuto giornaliero che il dietista fa con il paziente stesso.

  1. Quali percorsi di cura si possono affrontare in Auxologico?

È presente una cura dei disturbi del comportamento alimentare a 360°, si ha la possibilità di fare una riabilitazione intensiva in Piemonte, presso l’istituto Auxologico di Piancavallo con l’Unità Operativa DAN e con il Day Hospital, che si occupa di queste patologie. C’è anche la parte della semi-residenzialità più leggera con la MAC del San Luca di Milano, dove i pazienti fanno un lavoro riabilitativo non tutti i giorni della settimana ma molto mirato ad una riabilitazione semi-residenziale appunto.

Poi abbiamo la rete degli ambulatori che è capillare sia sul territorio piemontese che sul territorio lombardo. In Lombardia è presente l’ambulatorio del San Luca di Milano, Pioltello, Meda in Brianza, in Piemonte il presidio ambulatoriale di Caramora fa da ponte anche per gli eventuali ricoveri presso l’unità operativa DAN. Il messaggio fondamentale è che questa offerta assistenziale è un’offerta in rete, le varie strutture presenti in Auxologico dialogano tra loro, sono coordinate in modo attento e soprattutto offrono ai pazienti una cura che è una cura completa e continuativa.

  1. Come si svolge il ricovero?

Durante il ricovero per una riabilitazione intensiva tendenzialmente si cerca di ricostruire un equilibrio psicofisico che la persona ha perso a causa del disturbo del comportamento alimentare. Si farà un lavoro clinico legato sia alla parte psicologica del paziente ma anche rispetto alla parte medico, nutrizionale ed internistica, con l’obiettivo di ristabilire un equilibrio psico-fisico che sia migliore rispetto a quello precedente il ricovero e che questo sia alla base del processo di guarigione che sarà concluso nei livelli assistenziali meno impegnativi, come il day hospital o come l’ambulatorio.

 

Queste sono le dieci domande più frequenti sui disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, se volete continuare ad essere informati restate sul canale di YouTube di auxologico.

Per il video completo dell’intervista vi invitiamo a collegarvi a link di seguito riportato.

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